18/01/10

Il Genio Mosaico

Il film di questa sera è introdotto da queste parole: "in 1998 the Coen brothers released "The big Lebowski". On the heels of the Academy Award winning "Fargo", all expected great things. It failed miserably and was pulled from theaters in only six weeks. For most movies that's the end, wraps 'er all up as a fella once said. But not this one... Deemed as "the first cult movie of the internet era", this is the story of those who made it just that". Questo è il film:


Abbiamo visto che due delle gag principali di Lebowski sono state "prese in prestito" (compreso il personaggio del viet-vet spanato) da Cheech and Chong; con questo documentario scopriamo da dove arriva tutto il resto.


Questo è "il drugo", ovvero il personaggio di L.A. che i Coen si sono trovati fatto e finito (soprattutto fatto) pronto per fare da protagonista al loro film.
Per il poco che dice, sembra essere anche la sorgente della filosofia easy e favolesca di Lebowski.
Quest'altro:
dice a proposito: "Le parole sante di Joel sono "Le idee non crescono sugli alberi"." E infatti è a lui che hanno rubato un tappeto, il quale a suo parere "tied the room together" (come ripete spesso Lebowski); lo ha raccontato ai suoi amici, che hanno riciclato nel film suo drammatico episodio di vita vissuta, e persino il suo parere sul tappeto.
Al loro amico Big Lou invece hanno rubato la macchina, e quando la polizia l'ha ritrovata era un rottame; ma nascosto del sedile c'era un compito in classe... Mmm-mhhh... Deja-vu?
Di quella surreale, ridicola vicenda i Coen non hanno inventato proprio niente:

questo è il vero "piccolo Larry", che non si ricordava niente di quella storia, ma che da ragazzino ha davvero rubato un'auto lasciandoci il suo compito in classe, e aveva davvero il padre in un letto da ospedale piazzato in soggiorno, trasformato in un polmone d'acciaio nella sceneggiatura solo per adattarlo agli eccessi hollywoodiani...
Dopo la scoperta -piuttosto triste- della "eredità" di Up in smoke (V.) questi retroscena suggeriscono la possibilità che i Coen si sono soltanto attenuti alle antiche Leggi Mosaiche, e che il loro "cult movie" sia di fatto un mosaico a cui hanno saputo aggiungere con abilità un effetto caleidoscopico; probabilmente non c'è una sola delle geniali trovate del film che sia spuntata nella loro vulcanica mente, a parte quella di mettere insieme delle storie incredibili-ma-vere sentite in giro con qualche scenetta comica vista in qualche vecchio film, sulla base evanescente di una detection alla Marlowe (tipo The long goodbye) ... A tenerle insieme ci sono intermezzi con minacce violente più o meno realizzate, un paio di donne mezze nude, qualche visione lisergica, e un po' di palle che rotolano sulle piste di un bowling.

Sembra che tutta questa storia sia iniziata tanto tempo fa, e la sua morale è la stessa: oggi sappiamo che il mito cristiano è un pout-pourri, o meglio, un mosaico dei precedenti avatara morti e risorti, probabilmente a partire dal mito più antico -l'unico che vediamo risorgere e scomparire ogni giorno- ma nel frattempo è stata istituita una fiorente industria religiosa, che non sembra avere un grande interesse nella diffusione di "verità" oltre la sua propria, e raduna un gregge di milioni e milioni di pecorelle, smarrite in tutto il mondo. Questa è la storia di Big Lebowski e dei suoi accaniti fans Americani, che ancora oggi indicono un Lebowski Fest annuale a base di travestimenti, esami scritti, musica, alcool e bowling. Quella che dalle nostre parti verrebbe giustamente definita un'Americanata. E' di questo che tratta principalmente il film, e come si può intuire dal titolo (nome tratto dai "Little Lebowski Urban Achievers", gli orfanelli del film) dei suoi organizzatori, e dei suoi protagonisti:


questa (parafrasando Ezechiele) creatura vivente, che sembra un nerd ma da poco abbiamo scoperto essere un twerp, è il vincitore dell'ambitissimo trofeo per "Chi ne sa di più sul film" al Fest di Chicago, IL, nel 2008. E questa povera, grande obesa e madre di due figli, che per l'occasione si era travestita da tricheco:

ci è rimasta talmente male che ha deciso: se non avesse vinto lei il prossimo sarebbe deceduta.
Il film finisce malissimo:


Ma non è finita: se non bastasse la solita morale antise-mitica che è ormai uno stereotipo abusato quanto quello dei giudei usurai, alla fine scopriamo chi è il responsabile di questa Americanata: il molto onorevole Mr. Eddie Chung...

Ah, ma c'è anche di meglio, per chiudere il post, una domanda: cosa dire del fatto che The Big Lebowski mi piace ?!?

ADDENDUM del 25.03.16:
Abbiamo già visto in questo post da dove arriva il resto di The Big Lebowski; ieri mi è capitato di vedere questa gag dei Monty Python, su Youtube, in cui il protagonista Michael Palin si trova improvvisamente a conversare con un misterioso cowboy dai grandi baffi (finti -- John Cleese), che lo consiglia saggiamente, per poi scomparire così com'era comparso:


Quindi non soltanto il personaggio del cowboy senza nome, ma anche il mistero della sua presenza in scena sul set di Lebowski, si possono far risalire a questo vecchio show televisivo. Mi pare di aver capito che neanche questa è una "coincidenza"... Oppure tutto lo è?

1 commento:

  1. Quel film, nelle particolari circostanze del periodo in cui l'ho visto (in un cinema) mi ha insegnato l'uso alternativo delle mollette per capelli. Un uso molto utile, anche se da queste parti qualcuno direbbe che è roba "da rabbini"...

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